PER NON DIMENTICARE

PER NON DIMENTICARE

Cento anni fa, il 16 agosto del 1924, quel che restava del corpo martoriato di Giacomo Matteotti fu ritrovato, in circostanze solo apparentemente casuali, a pochi chilometri da Roma, lungo la Via Flaminia in località La Quartarella, nei pressi di Riano.

Filippo Turati, che insieme al deputato socialista Enrico Gonzalez fu ammesso dal magistrato Del Giudice alla ricognizione della salma per il riconoscimento, così la descrive ad Anna Kuliscioff: “Ti risparmio la minuta descrizione dei resti. Tutto è distrutto. Non c’è più nemmeno lo scheletro ma soltanto […] ossa disperse e il teschio”. Erano passati poco più di due mesi dal rapimento e dall’assassinio del giovane segretario del Partito socialista unitario e lo scempio del cadavere confermava l’orrore dell’accanimento della violenza fascista.

L’Italia aveva perso un politico di altissima statura, il socialismo riformista il suo esponente più preparato e combattivo. Matteotti aveva 39 anni.

Dopo il suo assassinio Mussolini, con il celebre discorso del 3 gennaio 1925, assumerà su di sé la piena responsabilità “politica, morale e storica” di quanto era avvenuto e farà definitivamente del regime una dittatura.

Ma Matteotti non era morto invano e vent’anni più tardi, dopo che le brigate partigiane a lui intitolate avevano gloriosamente combattuto nella guerra di Liberazione, la sua alta lezione politica e civile ha trovato piena espressione nei principi e nei valori della Costituzione repubblicana.

È passato un secolo, e non lo dimentichiamo!