Anche il CORRIERE DELLA SERA denuncia il degrado e lo scempio del monumento romano a Matteotti

Paolo Fallai e Manuela Pelati firmano l’ampio servizio pubblicato in prima pagina, martedì 9 febbraio, sull’edizione romana del “Corriere della Sera” sotto il titolo MATTEOTTI UN NUOVO VILPENDIO,  di cui vi proponiamo ampi stralci accompagnati da un nostro commento:

CORRIERE DELLA SERA

EDIZIONE ROMANA di martedì 9 febbraio 2021, pp. 1 e 7

Matteotti, un nuovo vilipendio

di Paolo Fallai

Quattro anni fa questo giornale registrò, doverosamente, una piccola cerimonia che si svolse sul lungotevere Arnaldo da Brescia per ricordare il rapimento e l’uccisione di Giacomo Matteotti. Venne letto un messaggio del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, e intervenne la sindaca, Virginia Raggi. Che poteva anche stare zitta o recitare due parole di circostanza. E invece volle leggere l’ultimo discorso tenuto da Matteotti alla Camera dieci giorni prima dell’agguato fascista. Rendemmo atto di quella scelta. C’era la presidente del Municipio II, Francesca Del Bello, che poche settimane prima aveva partecipato alla sostituzione della targa commemorativa di Matteotti vandalizzata dai soliti idioti. Ma sono anni che la Fondazione Giacomo Matteotti chiede al Comune di Roma di recintare e illuminare il Monumento del martire di Fratta Polesine. Ora si è superato il limite. Il prato dove insiste il monumento di lungotevere Arnaldo da Brescia si avvia a diventare una discarica a cielo aperto. Claudio Modena, nato nella terra di Matteotti, romano d’adozione, storico e scrittore, da molto tempo rimuove i rifiuti dal monumento. Alcuni giorni fa ha portato sul monumento delle mimose. Fin da lontano ha visto dei nuovi rifiuti ma la cosa più vergognosa è stata la visione di escrementi umani. Claudio Modena ha ripreso con il cellulare i rifiuti, lo scempio che offende la memoria di un martire.

Il monumento a Matteotti diventa discarica e rifugio per senzatetto

Rifiuti ed escrementi intorno alla scultura sul lungotevere. Trai rifiuti ci sono anche escrementi, dietro alla scultura c’è un rifugio fatto di cartoni e coperte, poveri oggetti di un senzatetto. Abbandonato al degrado il monumento dedicato a Giacomo Matteotti su lungotevere Arnaldo da Brescia è inghiottito dalla trascuratezza. A rendere omaggio all’ex parlamentare socialista ucciso da una squadraccia fascista il 10 giugno 1924, è rimasto solo un mazzo di fiori secchi sulla targa del 1974, realizzata in occasione del 50esimo anniversario dell’omicidio quando è stato eretto il monumento. L’area, la cui gestione compete al Campidoglio, non ha passaggio pedonale poiché il marciapiede è solo dal lato opposto del lungotevere e la nuova pista ciclabile è disegnata 50 metri più a nord.

Lo scorso giugno la stessa sindaca, Virginia Raggi, aveva presidiato le celebrazioni in memoria dell’ex parlamentare concedendo il patrocinio gratuito alla cerimonia promossa dal Circolo Saragat-Matteotti e da altre associazioni antifasciste fra cui Anpi e Fondazione Matteotti.

«Va affrontata l’emergenza povertà e dei senza dimora in maniera strutturale — osserva la presidente del II Municipio Francesca Del Bello che si è attivata per la segnalazione al Comune —. Non si può gestire solo in emergenza considerando che con la pandemia sta peggiorando».

In questo punto Giacomo Matteotti, segretario del Partito Socialista Unitario, fu sequestrato da un gruppo di fascisti mentre si recava a piedi a Montecitorio poco dopo essere uscito da casa. Il corpo fu ritrovato solo la mattina del 16 agosto successivo da un cane di un brigadiere dei carabinieri in licenza in un bosco nel Comune di Riano, a 25 chilometri da Roma.

Il monumento alto 16 metri che si incontra provenendo da piazza del Popolo in direzione Flaminio dopo aver attraversato il ponte della linea A della metro, è ben visibile dalla sponda opposta del Tevere. Composto da un pinnacolo che si erge su un cippo in bronzo, il monumento realizzato dallo scultore toscano Iorio Vivarelli, rappresenta un germoglio che svetta dal groviglio di rovi e ossa dal titolo «L’idea, la morte». Sotto la celebre frase «uccidete pure me, ma non ucciderete mai le idee che sono in me» dell’ex parlamentare che poco prima di essere ammazzato aveva accusato di brogli elettorali il partito di Mussolini.

Ringrazio di cuore a titolo personale e a nome della Fondazione Giacomo Matteotti Paolo Fallai, Manuela Pelati e l’amico Claudio Modena per la denuncia dello scempio di un luogo e di un simbolo che meritano, nel nome della memoria matteottiana, il rispetto grato di tutti noi e, insieme, la cura e la manutenzione che si devono a un monumento eretto alla democrazia e alla libertà. Alberto Aghemo – Presidente Fondazione Giacomo Matteotti